Shiva è una delle divinità più conosciute e importanti dei pantheon indù, insieme a Brahma e Vishnu costituisce la Trimurti, ossia la triade delle tre divinità che incarnano diversi aspetti del divino dove Brahma è il creatore, Vishnu il preservatore del creato, Shiva il distruttore, mostrando il suo aspetto terrifico (Bhairava).
Ma tutto ciò che nasce deve morire. La vita si alimenta con la morte. Quindi la distruzione a opera di questo dio è funzionale alla rinascita e quindi alla vita.
La nascita dello shivaismo risale all’incirca a 6000 anni a.C., un periodo decisamente antecedete la nascita dell’induismo che risale a circa 2500 anni a.C.
Il culto di questo dio è quindi molto antico e ha influenzato molto più di quanto si possa immaginare il panorama spirituale e religioso attuale; l’intenzione di questo articolo è di realizzare una piccola istantanea di questa affascinante e controversa divinità.
Gli aspetti di Shiva
Il termine Shiva compare nei Rigveda (antichi testi sacri indù) come appellativo propiziatorio di Rudra il dio delle tempeste, perché pur essendo distruttivo, era anche il dispensatore della pioggia e garantiva così la crescita dei raccolti e la prosperità. In seguito, l’appellativo venne a formare il nome Rudra-Shiva, acquistando successivamente un’identità propria. Da allora in poi, Shiva fu adorato come divinità a sé.
Incontriamo Shiva in qualità di Signore del bestiame (Pasupati) al cui gregge appartengono tutti gli esseri viventi compreso l’uomo. Per vigilare sul suo gregge egli creò i Vidyesvara che appaiono in veste di geni delle foreste protettori della creazione.
Shiva è dio del mondo vegetale, conoscendo ogni medicina è un guaritore. Dispone dei veleni ma non li teme. Si narra che bevve del veleno per proteggere il mondo. Il veleno rimase bloccato nel collo del dio, che divenne così azzurro. Infatti, Shiva è detto anche il dio dal collo blu (Nilakantha)
Shiva è l’Ardhanarishvara, l’ermafordito. Lo spazio è un principio femminile, il tempo un principio maschile. La loro unità simboleggiata dall’ermafrodito divino, rappresenta l’Eros (Kama), l’impulso creatore. Quando Shiva e Shakti sono uniti sono voluttà che è la loro realtà. La realtà del mondo è essenzialmente la voluttà. L’ermafrodito, immagine della non divisione dei contrari rappresenta la voluttà pura che è la natura divina.
Shiva è il dio degli umili, infatti i suoi insegnamenti si rivolgono a tutti gli uomini.
Per ultimo, ma non per importanza, Shiva è il dio della danza. Egli non profferisce il mondo lo danza! Molto spesso egli è rappresentato nell’atto di danzare, Shivanataraja, che è anche una nota asana. Vai al VIDEO.
La natura è il tempio di Shiva
Le montagne, i laghi, le grotte, le sorgenti, le foreste sono i luoghi di Shiva, ovunque la natura sia incontaminata, non degradata e inquinata dall’agricoltura o dal cemento.
Shiva risiede con la sua sposa Parvati (La signora della montagna) sul monte Kailash, che coperto di meravigliosi giardini è un luogo di delizie. Vi risiedono anche tutti gli animali, le Ninfe e i geni compagni del dio. Tutto sul monte Kailash ispira stupore e ammirazione.
L’immagine di Shiva
Abbiamo visto che Shiva è considerato sotto diversi aspetti, ognuno dei quali è rappresentato con immagini e simboli differenti.
Il simbolo più comune di questa divinità è il linga che rappresenta la forza creatrice del divino nonché il passaggio misterioso tra non-essere ed essere.
Lo caratterizza inoltre il colore bianco proprio perché la sua tendenza centrifuga (tamas), fatta di oscurità è circondata dalla luce a differenza di Vishnu che è spesso raffigurato nero in quanto incarna la tendenza centripeta (sattva) che fatta di luce è circondata da oscurità.
I tre occhi. Nel Mahabharata di racconta come Shiva giunse ad avere tre occhi: un giorno Parvati per gioco arrivò dietro a Shiva e gli mise le mani davanti agli occhi. Immediatamente il mondo fu immerso nell’oscurità, gli esseri tremarono per lo spavento, la luce del mondo era estinta. Ecco allora che apparve il terzo occhio, come un sole al centro della fronte e l’oscurità sparì.
Shiva porta sulla fronte una falce di luna crescente giunta al quinto giorno. La luna è la coppa del soma (bevanda sacra che veniva utilizzata per le offerte agli dèi), posta vicino al terzo occhio che è il fuoco rappresenta l’oblazione accanto al fuoco sacrificale.
Shiva viene spesso rappresentato seduto su una pelle di tigre. La tigre è il veicolo dell’Energia (Shakti), il simbolo del potere della natura. La pelle di tigre rappresenta il dominio di Shiva sulla natura.
Il tridente simboleggia le tre qualità della natura: i guna. Nel microcosmo esso rappresenta ida, pingala e sushumna, le tre nadi principali.
Shiva porta attorno al suo corpo diversi serpenti. Il serpente rappresenta i cicli del tempo ma soprattutto l’energia latente addormentata alla base della colonna vertebrale, la kundalini.
Tiene in mano un piccolo tamburo a forma di clessidra, il damaru da cui scaturiscono i ritmi del cosmo.
Il suo veicolo è un toro Nandi (Gioioso). Il toro che vaga in cerca di avventure simboleggia l’energia sessuale. Shiva è padrone degli istinti quindi cavalca il toro.
Per salire sul toro Shiva appoggia il piede sul leone Panciuto (Kumbhodara) che, dotato di un grosso ventre, personifica l’avidità per il cibo. La golosità è il gradino che porta alla smodatezza. L’uomo che non si controlla nel cibo non sarà mai capace di controllare i suoi sensi.
I Gana, i compagni di Shiva
Secondo lo shivaismo i compagni del dio sono i gana: un gruppo di giovani stravaganti, avventurosi che vagano di notte e gridano nella tempesta, cantano, ballano e fanno continui scherzi a sapienti e dèi. Si fanno beffe della morale e dell’ordine sociale. Incarnano la gioia di vivere, il coraggio e la fantasia. Vivono in armonia con la natura e sono sempre pronti difendere i veri valori.
I figli di Shiva
Il primogenito di Shiva è Ganesh. Narra una leggenda che Parvati un giorno venne disturbata mentre faceva il bagno. Indispettita decise di formare con un po’ di sudiciume del suo corpo un giovinetto e lo mise di guardia fuori dalla porta dicendogli di non fare entrare nessuno. Shiva arrivò pretendendo che il fanciullo lo facesse passare ma siccome non fu così gli tagliò la testa. Poi vedendo il dolore di Parvati decise di rimediare tagliando la testa al primo essere che avesse visto per attaccarla al bambino: passò un elefante. Ecco come è nato Ganesh detto anche Ganapati.
Kumara, l’adolescente è l’altro figlio di Shiva che è sempre rimasto giovane e non si è mai sposato. Chiamato anche Skanda è nato, senza la partecipazione del femminile, da un getto di sperma di Shiva nella foresta. Un altro nome che gli si attribuisce è Kartikeya che significa Figlio delle Pleiadi, sue nutrici.
Se sei arrivato fin qui sono certa che sarai ancora più curioso di quando hai iniziato a leggere l’articolo in merito a questa affascinante divinità! Bene, qui sotto trovi due libri sui quali potrai approfondire la conoscenza di Shiva e altri dèi.
Ora passiamo alla pratica di Shiva Natarajasana.
Natarajasana è la posizione dello hatha yoga dedicata a Shiva nella sua manifestazione come Nataraja, il dio della danza. L’asana incarna il mito di questa antica divinità.
Come si fa
Guarda il VIDEO per praticare Shiva Natarajasana insieme a me.
Benefici e controindicazioni:
- Calmare la mente
- Allungare la muscolatura del corpo, in particolare della schiena e delle gambe
- Aumentare la capacità polmonare
- Rafforzare i muscoli di spalle, schiena, gambe e addome
- Aumentare l’equilibrio, sia fisico sia interno
- Migliorare la postura
- Attivare il primo chakra e il quarto chakra
- Ottenere maggiore chiarezza mentale
È sconsigliata la pratica di Natarajasana se sono presenti gravi problemi alla colonna vertebrale.
Se ti interessano altri articoli come questo leggi Ganesha
Vivi nei pressi di Orbassano, Borgaretto, Cumiana o Villarbasse e vorresti venire a provare gratuitamente una lezione in presenza CONTATTAMI
Preferisci un corso online? CLICCA QUI per acquistare a soli 20 euro RADICI PER VOLARE.
BUONA PRATICA
Bibliografia
Alain Daniélou – Śiva e Dioniso – La religione della natura e dell’eros, Ubaldini Editore
Alain Daniélou – Miti e Déi dell’India – I mille volti del pantheon induista, Rizzoli Editore