Spesso l’onestà risulta essere un valore sopraffatto dal desiderio di possesso che può indurci ad appropriarci delle cose altrui.
Il desiderio di possesso è spesso la causa delle nostre sofferenze e può riguardare cose, persone, virtù ecc… Inoltre esso ci fa sempre cercare l’appagamento nel futuro impedendoci di vederlo di sentirlo qui ed ora.
Non rubare significa ben di più del mero non appropriarsi delle cose altrui, significa non desiderare nulla che non sia tuo di diritto. In realtà significa non desiderare neanche ciò che è tuo di diritto, nella consapevolezza e nella fiducia che tutto ciò che ti appartiene arriverà sicuramente nei tempi e nei modi giusti e soprattutto che la tua felicità non dipende dal riceverlo o meno.
Questo non vuol dire che dobbiamo smettere di desiderare, se abbiamo un obiettivo, se desideriamo qualcosa, sia essa un oggetto o una situazione, ad esempio un lavoro più appagante, è giusto adoperarsi per creare le condizioni perché il nostro desiderio si realizzi, ma essendo appagati, felici e soddisfatti comunque, sia durante il perseguimento del nostro obiettivo, sia nell’eventualità che il nostro desiderio non si realizzi. Se il nostro desiderio non si realizza, evidentemente la vita ha altro in serbo per noi 😉
E’ possibile desiderare di possedere una persona, o desiderare di cambiare una persona. Quando le persone diventano oggetto del nostro desiderio sviluppiamo aspettative e senso di attaccamento lasciando da parte ciò che realmente conta: accettare le persone per ciò che sono.
“Accetta gli altri come accetti le stelle” (Swami Dayananda)
Trovo questa frase molto significativa. Quando ammiriamo le stelle, non desideriamo di farle diventare “nostre”, non sentiamo quella sofferenza che crea in noi la volontà di avere, possedere, qualcosa che non abbiamo. Quando guardiamo le stelle godiamo della loro bellezza, le accettiamo, non vorremmo cambiare la loro posizione o possederle. Semplicemente le ammiriamo e siamo grati per questo spettacolo della natura. Esse sono esattamente così come devono essere, né giuste né sbagliate e noi semplicemente ne godiamo.
Asteya significa anche non desiderare di appropriarsi di qualità, virtù, meriti che non ci appartengono. Il plagio costituisce senza dubbio una forma di appropriazione indebita. Per contro riconoscere e apprezzare le virtù e le qualità nelle altre persone, senza invida e prendendo esempio è sicuramente un modo per “farle nostre”.
Patanjali dice: “Con l’instaurazione della non appropriazione, tutta la ricchezza perviene allo Yogi”.
Più voi fuggite dalla natura, più lei vi segue; e se non ve ne curate affatto, diventa vostra schiava.
Sostanzialmente Patanjali afferma che quando il non rubare diventa fermamente radicato nella coscienza, la ricchezza giunge sempre al momento del bisogno. Quando riconosciamo che l’universo stesso ci appartiene e smettiamo di tagliarci fuori dal resto della vita, pretendendo egoisticamente la nostra “fetta”, scopriamo di essere sostenuti e non ignorati dall’Universo.
Per concludere, l’universo è abbondante e ciò che ti spetta arriverà magari in tempi e modi diversi da quelli che ti aspetti.
Abbi fede, l’universo ha molta più fantasia di quanto immagini!